LUDWIK LEJZER ZAMENHOF. I tre volti dell’iniziatore dell’Esperanto
martedì 29 aprile 2025, ore 15.00
ID riunione: 851 3455 1473
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Il seminario, organizzato dalla Fondazione Museo Ebraico di Bologna e dal Gruppo Esperantista Bolognese “Achille Tellini 1912”, intende (ri)percorrere alcune linee interpretative della figura di Ludwik Lejzer Zamenhof, iniziatore della lingua ausiliaria internazionale Esperanto, personalità tanto complessa quanto ancora sconosciuta al largo pubblico.
Il prof. Federico Gobbo, Università di Amsterdam, prenderà in esame il ruolo di Zamenhof quale promotore ed organizzatore del nascente movimento esperantista, a seguire il prof. Emanuele Miola, Università di Bologna, illustrerà il profilo del linguista e, infine, il dott. Ivan Orsini, direttore MEB, si soffermerà sui legami tra il Nostro e l’universo ebraico.
Esperanto in pillole...
Le due bandiere dell’Esperanto
L’Esperanto ha ben due simboli ufficiali: la bandiera detta “Verda Stelo” (Stella verde) e il “Simbolo Giubilare”. La prima è composta da uno sfondo verde con un quadrato bianco nell'angolo in alto a sinistra, al cui interno è contenuta una stella verde. Il verde simboleggia speranza, il bianco pace e neutralità, la stella a cinque punte rappresenta i cinque continenti. La seconda, invece, è costituita da due “E” contrapposte su sfondo bianco.
Entrambi i simboli convivono oggi nella comunità esperantista, che li usa in contesti diversi. Una lingua, due simboli, un unico messaggio: unire, non dividere.
Una lingua pianificata
L’esperanto non si è evoluto spontaneamente come le lingue naturali: è stato progettato con cura.
Il suo iniziatore, Zamenhof, ha costruito una grammatica semplice e regolare e un lessico logico basato su radici comuni europee.
Questo rende la lingua molto più facile da apprendere, specialmente per chi parla lingue romanze o germaniche.
È una lingua pensata per essere funzionale, imparziale e accessibile a tutti.
Patrimonio culturale immateriale
Nel 2014 la Polonia ha dichiarato l’esperanto parte del proprio patrimonio culturale immateriale, seguita poi dalla Croazia nel 2019.
Non si tratta solo di una lingua, ma di una cultura viva, fatta di ideali di pace e tradizioni condivise da una comunità internazionale.
L’esperanto non è solo una lingua “inventata”: è un patrimonio vivo.
Una lingua senza barriere
L’esperanto è stato creato con l’idea di offrire una lingua neutra, priva di qualsiasi tratto etnico, che possa condurre a forme di nazionalismo.
La grammatica semplice contribuisce a eliminare molti ostacoli tipici delle lingue naturali, in primis le irregolarità grammaticali e lessicali. È una lingua pensata per mettere le persone sullo stesso piano.
Zamenhof voleva che ogni persona potesse comunicare con persone appartenenti ad altri popoli, culture tradizioni e lingue da pari a pari, senza sentirsi svantaggiata.
Il significato del nome “Esperanto”
Il termine “Esperanto” deriva dallo pseudonimo usato da Zamenhof per firmare il suo primo libro: Doktoro Esperanto, ovvero “Dottor speranzoso”.
Il nome, molto presto adottato per indicare la lingua stessa, racchiude in sé un messaggio profondo: speranza in una comunicazione più equa e pacifica.
Parole simili all’italiano
Per un parlante italiano, l’esperanto risulta sorprendentemente familiare e orecchiabile.
Molte parole derivano dal latino e quindi suonano simili a quelle italiane: ad esempio “amiko” (amico), “bona” (buono), “familio” (famiglia), “intereso” (interesse).
Anche la pronuncia è regolare e trasparente, senza accenti difficili. Questo rende l’esperanto facilmente accessibile a chi già parla una lingua romanza.
Esperanto e musica
L’esperanto non è solo lingua ma anche musica!
Esistono artisti che cantano in esperanto e una stazione radio dedicata. Questa emittente trasmette 24 ore su 24 musica, interviste e notizie da tutto il mondo, tutto in esperanto! Il nome "Muzaiko" è una combinazione delle parole "muziko" (musica) e "mozaiko" (mosaico), riflettendo la varietà dei contenuti offerti.
Dalla musica pop ai brani folk, passando per il rap e le traduzioni di grandi classici, c’è un mondo da scoprire!
La letteratura
La Commedia dantesca è fra le opere più tradotte al mondo e non poteva mancare la sua versione in Esperanto!
Ecco un esempio delle prime iconiche terzine, trovi similitudini con l’italiano? Riusciresti a capirlo anche senza la traduzione?
Inferno – Canto I
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!
Infero – Kanto I (esperanto)
En mezo de la voj’ de vivo nia
mi trovis min en arbareg’ obskura
de l’ rekta voj’ estinte fordevia.
Ho ve, raporti estas tasko dura,
kiom l’ arbaro krudas kaj malbonas;
ĝi eĉ en penso estas plej terura.