Glossario
A
'Aliyyah (lett. "salita")
ermine comunemente usato per indicare la “salita” a Gerusalemme o in Terra d’Israele. Designa oggi anche l’ immigrazione degli ebrei della Diaspora nella Terra di Israele.
Adar
Dodicesimo mese del calendario ebraico corrispondente al periodo lunare febbraio-marzo. Sette volte in diciannove anni, con cadenza irregolare, adar si sdoppia creando un tredicesimo mese per riallineare il calendario ebraico (su base lunare) al calendario solare, così che la festività principale, Pèsach, possa essere celebrata sempre in primavera.
Arba’ab minim
I quattro tipi di pianta (palma, mirto, salice e cedro) usati durante i riti della festa di Sukkot.
Aron ha kòdesh (lett. “arca”)
E’ l’armadio, di solito riccamente ornato, che nelle sinagoghe custodisce i rotoli della Torah, rivestiti dei loro ornamenti. È così chiamata per analogia con l’Arca Santa, che conteneva le Tavole della Legge. Nelle sinagoghe della diaspora è posto sulla parete rivolta verso Gerusalemme, mentre in Israele su quella rivolta verso il monte dove sorgeva il Tempio.
Ashkenaziti
Parola derivata dall'ebraico Ashkenazi che indica la Germania e per estensione gli ebrei provenienti, direttamente o indirettamente, dalla Germania, caratterizzati da un'autonoma tradizione culturale, spesso dall'uso della lingua yiddish e da una particolare pronuncia dell'ebraico. In Italia si distinguono solo per alcune non essenziali differenze negli usi sinagogali.
Atarà (pl. Ataroth)
Corona.
Ornamento a forma di corona che si pone al di sopra del rotolo della Torah, a simboleggiare la regalità della Legge divina. Si chiama anche keter.
Av
Quinto mese del calendario ebraico, corrispondente al periodo lunare luglio-agosto.
Avel
Persona in lutto e lutto. La durata del lutto e il comportamento delle persone in lutto sono regolati con norme precise dalla tradizione ebraica.
B
Besamim
Profumi usati nel rito della havdalah.
Bet ha-keneset
Sinagoga.
Luogo di convegno, di studio e di preghiera, detto anche "scuola", dove sono conservati i rotoli manoscritti della Torah. Nel suo interno, la sinagoga è priva di qualsiasi immagine poiché nei dieci comandamenti è contenuta la proibizione di farsi qualsiasi immagine cui prestare culto.
Nella Sinagoga le donne hanno un posto separato dagli uomini, il matroneo.
C
Challah
Pane a forma di treccia mangiato nello Shabbath e durante le feste. Due di questi pani sono presenti ad ogni pasto festivo per ricordare la doppia razione di manna che Dio mandò agli ebrei nel deserto.
Chanukkàh
E’ una festa che inizia il 25 di Kislev e dura otto giorni.
L’avvenimento che si ricorda in questa circostanza è la riconsacrazione del Tempio di Gerusalemme, avvenuta ad opera di Giuda Maccabeo (164 a.E.V.), dopo la profanazione compiuta da Antioco IV Epifane, che vi aveva fatto costruire un altare dedicandolo a Zeus Olimpo.
La durata di otto giorni è spiegata dal Talmud attraverso una leggenda. Essa afferma che quando gli ebrei si ribellarono all’oppressione siro-ellenica e riconquistarono Gerusalemme sotto la guida dei fratelli Maccabei, cercarono subito l’olio puro per alimentare la menorah, trovandone però solo un’unica ampolla, sufficiente appena per un giorno; tuttavia avvenne un miracolo e quella piccola scorta d’olio bastò per otto giorni. A questa leggenda è legato l’oggetto simbolo di questa festa: la speciale lampada a otto bracci chiamata chanukkiah.
Chanukkiah
Lampada a nove lumi che si accende durante gli otto giorni della festa di Chanukkàh; il nono lume, detto sammas, è posto più in alto degli altri e serve per accenderli.
Charoset
E’ il nome di una specie di marmellata dolce e compatta, che si mangia durante la cena pasquale, e che simboleggia la malta o l’argilla usata dagli ebrei schiavi in Egitto per modellare i mattoni. Le erbe amare vengono intinte nel charoset per essere più gradevoli al palato.
Chuppah
E’ il baldacchino per la cerimonia nuziale. Mentre sono sotto la chuppah, lo sposo mette alla sposa l'anello e le consegna la ketubbah, cioè il contratto matrimoniale.
E
Etrog
Cedro.
Insieme alla palma – lulav - al mirto e al salice costituisce i “quattro tipi” di pianta usati durante la festa di Sukkot, come dalla prescrizione del Levitico 26:40.
Ezrat Naschim
Matroneo.
E’ la zona della sinagoga dalla quale le donne assistono in modo separato ai riti sinagogali. Il matroneo può essere collocato su un soppalco rialzato, che corre tutto intorno alla sala della sinagoga o anche solo su tre lati – lasciando libero quello ad est - nascosto di solito da una grata di legno intagliato; oppure, il matroneo può essere nascosto da una delle pareti della sinagoga e posto in una saletta elevata, che precede l’aula sinagogale.
G
Get
Divorzio.
La normativa ebraica permette il divorzio, delimitandone il campo d'applicazione e non favorendolo in alcun modo. Esso può essere decretato solo da un tribunale rabbinico.
H
Haggadah
Narrazione.
Si chiama così il testo antologico, composto di brani della letteratura biblica e postbiblica, composizioni poetiche, scherzi e rituali di preghiera, che si legge durante il seder pasquale. Il suo scopo è di permettere ad ogni famiglia di raccontare la storia della liberazione dall’Egitto, così come è comandato dal Pentatueco (Es. 13,8).
Il testo è stato più volte stampato con commenti, traduzioni e con illustrazioni artistiche.
Havdalah
Al termine dello Shabbath, quando nel cielo sono visibili almeno tre stelle, si esegue la cerimonia di separazione, o distinzione, tra lo Shabbath e gli altri giorni della settimana. La breve cerimonia comprende una benedizione sul vino, una sulle spezie profumate - besamim - e una sulla luce emanata dal fuoco.
K
Kaddish
Scritto quasi interamente in aramaico, la lingua simile all'ebraico che gli ebrei usavano all'epoca del Talmud, è una santificazione di Dio e una implorazione per la redenzione del popolo ebraico. Si presenta in varie forme: viene recitato dal cantore in sinagoga in momenti prestabiliti della preghiera e anche da persone in lutto o da coloro che celebrano un anniversario funebre. In particolare viene recitato dai figli durante il primo anno dalla morte del genitore, in omaggio al suo ricordo e a dimostrazione dell'insegnamento al timore di Dio da esso ricevuto.
Keriah
Lacerazione.
Lacerarsi le vesti era fin dall'antichità un segno di lutto. Comunemente la keriah viene praticata nell'avel al momento del funerale.
Khasher
Adatto, buono.
Aggettivo usato per indicare quanto è lecito secondo la tradizione ebraica, con particolare riferimento agli alimenti consentiti e alla loro manipolazione secondo criteri di purità rituale.
Kiddush
Benedizione del vino, con la quale si è soliti santificare la feste ebraiche, prima fra tutte lo Shabbath.
Kippah (pl.Kippoth)
Piccolo copricapo rotondo che gli ebrei usano portare per non presentarsi mai a testa nuda al cospetto del Signore, in segno di rispetto. Per questo motivo gli ebrei pregano solo a capo coperto.
L
Lampada del sabato
E’ una lampada ad olio di rame, bronzo o anche argento, che viene accesa al tramonto del venerdì dalla donna di casa. Simile in tutti i paesi ed in tutte le epoche, è un catino contenente olio, con un numero vario di beccucci. Di antichissima origine, la lampada del sabato è già raffigurata nelle Haggadoth miniate medievali.
Lulav
Ramo di palma usato nella liturgia di Sukkoth. Nel lulav che si regge in mano durante la preghiera sono legati assieme un ramo di palma, uno di salice e uno di mirto. Simboleggia assieme al cedro – etrog - la fertilità della terra alla conclusione del raccolto: tenendolo in mano ci ricordiamo con gratitudine di tutto il nutrimento che il Signore ci dà dalla terra. Durante la preghiera il lulav viene fatto ondeggiare in tutte le direzioni per chiedere la caduta della pioggia.
M
Magen David
Scudo di David.
Si chiama così la stella a sei punte che è diventata uno stemma dell'ebraismo e dello Stato di Israele.
Mappah
Tovaglietta che ricopre il Sefer Torah durante la pausa della lettura.
Maror
Erbe amare che si mangiano durante il seder di Pesach per ricordare la schiavitù degli ebrei in Egitto. Il maror, prima di mangiarlo, si immerge nel dolce charoset.
Matzah
E’ il pane piatto non lievitato fatto di farina e acqua, senza sale, che si mangia nei giorni di Pesach, quando sono vietati tutti gli alimenti lievitati .
La matzah vuole ricordare la schiavitù degli israeliti in Egitto e il modo precipitoso del loro esodo, durante il quale il pane che avevano preparato non ebbe il tempo di lievitare
Megillah Esthér
Rotolo di Ester.
Il rotolo che contiene il libro biblico di Ester, che viene letto in occasione della festa di Purim. Per tradizione è miniato e chiuso in una custodia preziosa, in argento sbalzato o in altro metallo. Il rotolo di Ester è uno delle cinque megilloth della Bibblia ebraica, insieme a Ruth, Cantico dei Cantici, Lamentazioni, Ecclesiaste.
Meil
Tessuto col quale si riveste il Sefer Torah
Menorah
Lampada a sette braccia di antichissima tradizione.
Già prescritta nella Torah, appartenente agli arredi del Tempio di Gerusalemme (es.25,31-49), come si vede dal rilievo dell'Arco di Tito in Roma, è oggi un puro oggetto simbolico. Fa parte dello stemma dello Stato di Israele.
Mezuzah
Piccolo astuccio fissato allo stipite delle porte delle case ebraiche, secondo la prescrizione di Deut 6,9 e 11,20.
Contiene una pergamena su cui su cui è scritta la parola "Onnipotente", ma anche "custode delle porte (del popolo) di Israele". La mezuzah rappresenta infatti simbolicamente la protezione del Signore su chi dimora nella casa, su chi vi entra e su chi vi esce. Si fissa allo stipite destro della porta e va applicata a tutte le porte della casa.
Anticamente in Israele veniva applicata anche sulle porte della città.
Minyan
Numero, conteggio.
Per eccellenza il numero di dieci maschi al di sopra dei 13 anni necessari per la preghiera pubblica e per la lettura pubblica della Torah.
Mishnah
Ripetizione, e quindi studio, insegnamento.
Nella metà del sec.II e.v. Rabbi Yehudah Ha-Nassì raccolse tutto quello che fino ad allora gli studiosi di Torah avevano riordinato e insieme ai suoi discepoli completò la trascrizione della Legge Orale. Nacque così la Mishnah, dove sono spiegati per iscritto gli insegnamenti tramandati fin dai tempi di Mosè.
L'opera è divisa in sei tomi e comprende le norme essenziali sull'agricoltura, la feste, la famiglia, il diritto, i sacrifici e le purificazioni. Scritta quasi totalmente in ebraico, la Mishnah divenne il testo base per le discussioni e i commenti nelle scuole dei dotti.
Mitzvah (pl. mitzvot)
Norma comandata, precetto.
Nella Torah ci sono 613 mitzvot da osservare, divise in mitzvot negative e positive, o anche in mitzvot che riguardono il rapporto tra uomo e Dio, e mitzvot che riguardano il rapporto tra uomo e uomo.
N
Ner tamid
Lampada perenne.
Generalmente ad olio, si mantiene accesa in permanenza nella Sinagoga davanti all' Aron ha-kòdesh.
P
Parashah (pl. Parashot)
Brano settimanale equivalente a uno o più paragrafi o capitoli della [Torah*Gtorah] letto durante la liturgia del sabato. La lettura dell'intera Torah, divisa in 54 parashot, viene completata in sinagoga nell'arco di un anno.
Paroket
Tenda posta davanti all’aron ha-kodesh.
Pesach
Pasqua ebraica.
E’ una delle tre feste del pellegrinaggio. Ricorda la liberazione degli ebrei dalla schiavitù in Egitto. Il termine ebraico Pesach significa “passaggio”. Anticamente per Pesach si doveva intendere solo la notte che va dal 14 al 15 di Nissan, la quale in origine coincideva con un’antica festa di primavera, in cui i pastori esprimevano il loro ringraziamento per la nascita dei nuovi agnelli del gregge. Nel corso dello sviluppo del calendario festivo un’altra celebrazione, quella agricola del pane non lievitato (matzah), venne sempre più ad avvicinarsi a Pesach, fino a quando quest’ultima fu esplicitamente considerata l’inizio della festa degli azzimi. Le due celebrazioni così collegate sono considerate come un’unica festa, della durata di sette giorni, che comincia la sera prima del 15 di Nissan (marzo-aprile), primo mese del calendario ebraico.
La preparazione della Pasqua si concentra sull’eliminazione dalle mura domestiche delle sostanze lievitate (chamez), in ricordo della cena consumata in fretta alla vigilia della fuga dall’Egitto. Il culmine dei riti pasquali è costituito dalla celebrazione della cena, chiamata seder, che si svolge nelle prime due sere della festa. Sulla tavola, apparecchiata con le stoviglie per Pesach, vi sono tre azzime (mazzot), una zampa di agnello (zerda) in ricordo dell’antico sacrificio pasquale, un uovo sodo (betza), simbolo di lutto in ricordo della distruzione del Tempio, erbe amare (maror), per ricordare l’amarezza della schiavitù, sedano (karpas) da intingere nell’aceto o nell’acqua salata, simile alle lacrime versate e un composto di frutta (charoset), che ricorda l’argilla con cui gli schiavi ebrei fabbricavano mattoni.
Il seder rappresenta il protrarsi del racconto delle proprie origini e questo ininterrotto narrare costituisce, oltre a un indubitabile processo di identità culturale, anche la diretta esecuzione del precetto biblico che prescrive di raccontare al proprio figlio l’uscita dall’Egitto. Il tutto è racchiuso nell’Haggadah (narrazione) che comprende il racconto dell’uscita dall’Egitto e le varie interpretazioni rabbiniche nei secoli successivi.
Purim
Il 14 del mese di Adar cade la festa di Purim, che rievoca la storia ambientata in Persia, contenuta nel libro biblico di Ester. Essa è incentrata sul tentato sterminio degli ebrei, tramato dal perfido Aman all’epoca del re Assuero (500 ca. a.E.V.), e sventato ad opera della regina Ester, fanciulla ebrea imprevedibilmente assurta alla dignità regale, e dal pio Mardekhai.
Si assiste così ad un rovesciamento delle sorti (purim, appunto), e tutto il male progettato contro gli ebrei si ritorce contro Aman e i suoi dieci figli. La festa comincia con la lettura dalla Meghillat Ester, libro manoscritto su pergamena, riccamente illustrato (singolarità, quest’ultima, resa possibile dalla mancanza in esso del nome del Signore).
La ricorrenza si celebra con pranzi e abbondanti bevute, scambi di doni ed elargizioni a poveri. Purim è una specie di carnevale ebraico, dove ci si maschera, si mettono inscena particolari spettacoli e si fanno satire.
Q
Qaddish
La più solenne preghiera per i defunti.
Non contiene riferimenti alla morte ed è un inno di lode al Signore in cui si esprime la speranza nell’avvento del regno di Dio sulla terra.
Qiddush
Preghiera recitata su un calice di vino a casa o in sinagoga, per santificare lo Shabbath e i giorni festivi.
R
Rabbino
Uno studioso che ha ricevuto l’ordinazione ed è autorizzato secondo la tradizione a decidere su questioni rituali e con ampi doveri pastorali e di predicazione.
Rimonim
Melograni.
Si chiamano così anche i puntali che ornano i rotoli della Torah, poiché fatti generalmente con la forma di questo frutto.
Rosh chodesh
Capo del mese.
L’inizio di ogni mese lunare è un periodo festivo minore che dura un giorno o due, durante il quale si aggiungono alla normale liturgia salmi supplementari.
Rosh ha-Shanah
Capodanno.
La celebrazione di Rosh ha-Shanah è contraddistinta dal suono dello shofar, il corno di montone. La ricorrenza, che cade il primo di Tishrì, commemora sia la creazione del mondo, sia il giorno in cui viene emesso il giudizio su ogni creatura.
Si pensa che essa rappresenti per Dio il momento opportuno per ricordarsi delle azioni degli uomini, per questo non sorprende che la festa sia preceduta e ancor più seguita da giorni improntati a un tono fortemente penitenziale. I riti culminanti di Rosh ha-Shanà avvengono in sinagoga, in cui ci si trattiene per varie ore in entrambi i giorni della festa. E’ lì che più volte si alza la voce dello shofar, suonato dalla tevà, il pulpito destinato alla lettura della Torah.
S
Sammas
Servente.
Nella lampada di Chanukkah è il nome del nono lume, dal quale si attinge la fiamma per accendere i lumi propri della festa, che vengono accesi in progressione, sera dopo sera, da uno a otto.ù
Seder
Ordine.
Si riferisce in particolare all'ordine della serata pasquale, nella quale si succedono una serie di preghiere, la cena, la preghiere e i salmi successivi al pasto.
Sefarditi
Ebrei provenienti dalla penisola iberica, dalla quale furono cacciati dall'Inquisizione dopo il 1492. Sono insediati soprattutto nell'area mediterranea, in Olanda, e Inghilterra; presentano tradizioni culturali proprie e conservano abbastanza l'uso dell'antico castigliano, che chiamano ladino o "espaniolit".
Shabbath
Il sabato.
E’ la più frequente e la più importante delle ricorrenze ebraiche, perché ricorda il riposo del Signore dopo la Creazione.
Il comandamento di osservare e ricordare il sabato (Es. XXI, 13, 16-17) è espressamente richiamato nella Torah, che più volte presenta il sabato come segno eterno del patto tra il Signore e il popolo d’Israele. In questo giorno l’ebreo sospende ogni abituale attività e consacra la giornata al Signore.
Lo shabbath comincia al tramonto del venerdì sera e termina la sera del giorno successivo all’apparire delle prime stelle. Si accoglie lo shabbath con l’accensione di due lumi o della lampada del sabato, che segna la fine della settimana di lavoro e l’inizio del riposo. All’inizio della cena, il capofamiglia, riempito un calice, recita il Kiddush, cioè le benedizioni che consacrano la giornata. La stessa cerimonia viene ripetuta nel pasto del mezzogiorno del sabato. Oltre alle luci e al vino, la prima sera del sabato sulla tavola si trovano due pani speciali, calloth. Nella Sinagoga si accoglie il sabato con solennità e con canti particolari. Momento culminante è la lettura mattutina della Parashah, alla quale vengono chiamati sette uomini adulti.
La fine del sabato è segnata dalla havdalah.
Shavuoth
Sette settimane dopo la festa di Pèsach, il 6 del mese di Sivan del calendario ebraico si celebra per due giorni la festa di Shavuoth, o delle Settimane, che, secondo la tradizione rabbinica, ricorda la promulgazione dei Dieci Comandamenti avvenuta sul Monte Sinài e la presentazione delle primizie al Santuario.
Lo sfondo agricolo trapela nell’abitudine di addobbare con fiori e piante la sinagoga, per tutto il resto dell’anno priva di questo ornamento. Si usa trascorrere la prima notte di Shavuoth studiando e leggendo il libro di Ruth.
E’ tradizione consumare un pasto a base di latticini, in quanto il bianco del latte simboleggia il candore e la purezza della Torah; inoltre, la ghematria delle lettere che compongono la parola chalav, latte, corrisponde a 40, che sono i giorni in cui Mosè rimase sul Monte Sinài per ricevere le tavole della Legge.
Shofar
E’ un coro di montone che si suona per Rosh ha-shanah, e a conclusione di Yom Kippur, e in occasione di altre solennità per contenere i profumi o sali da annusare contro gli svenimenti durante il digiuno.
Sukkah
Capanna.
In ricordo delle abitazioni precarie nelle quali avevano alloggiato gli ebrei durante le loro migrazioni quarantennali nel deserto, è obbligatorio costruire ogni anno, nella festività omonima, una capanna, abitarla per quanto possibile e poi demolirla. La sukkah deve possedere almeno tre pareti e una copertura di frasche che permetta di vedere il cielo.
Sukkoth
Appena 5 giorni dopo Kippur incomincia la festa di Sukkoth. Essa dura dal 15 al 22 del mese di Tishrì ed è la più gioiosa delle tre feste di pellegrinaggio dell’epoca biblica, in quanto cade nella stagione in cui sono stati deposti i raccolti ed è terminata la vendemmia.
Il primo simbolo di questa festa è costituito dalla capanna o sukkah, che in origine aveva un significato legato allo sfondo agricolo (si trattava del capanno provvisorio costruito dai vignaioli), ma già nella Scrittura diviene simbolo e rievocazione dei 40 anni trascorsi sotto le tende dal popolo di Israele dopo essere uscito dall’Egitto. Nelle funzioni sinagogali un ruolo molto importante è riservato all’altro principale simbolo della festa: le “quattro specie”, che sono costituite dal lulav.
Durante la preghiera il lulav viene fatto ondeggiare in tutte la direzioni per chiedere la pioggia e per indicare l’universale dominio di Dio, e si compie un giro intorno alla Sinagoga, pronunciando inni, contraddistinti dal ritornello hosha’na (“salvaci”). Il settimo giorno si svolge una particolare cerimonia che prevede sette giri col lulav intorno alla Torah.
T
Talled
Mantello.
Scialle quadrangolare, solitamente di lana, di seta o di cotone, ai cui quattro angoli pendono degli tzitzit, indossato dagli uomini nella preghiera mattutina e in particolari occasioni solenni. E' costume degli ebrei tradizionalisti di indossare sotto i vestiti un piccolo quadratino di stoffa anch'esso munito dei fiocchi prescritti, che si chiama "piccolo talled" (tallit katan) .
Talmud
E’ l’opera monumentale di commento e integrazione della Mishnah e racchiude i fondamenti della tradizione religiosa ebraica. Esistono due Talmud: Il Talmud della terra di Israele (Talmud Jerushalmì) compilato dal III al V secolo, e il Talmud Babilonese (Talmud Bavlì) compilato nelle accademie mesopotamiche dal III secolo al VI secolo.
Nei secoli successivi, il Talmud babilonese diventerà, accanto alla Bibbia, il testo fondamentale della religione ebraica.
Tas
Piastra, medaglione.
Con questo si designa una piastra, o scudo, che si appone sopra al meil, sul Sefer Torah.
Tefillin
Sono costituiti da due astucci cubici di pelle laccata contenenti dei piccoli rotoli di pergamena con scritti quattro brani biblici (Es. 13, 1-10; 11-16; Deu. 6, 4-9; 11, 13-21), che vengono legati con apposite cinghie alla fronte e al braccio sinistro.
Tevà
Sorta di tavolo presso cui l'officiante recita le preghiere in sinagoga.
Torah
Rotolo della legge.
E’ una pergamena che reca la trascrizione manoscritta, eseguita secondo rigide norme rituali, dell’intero Pentateuco, cioè l’insieme dei primi cinque libri della Bibbia: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio.
Il rotolo è sostenuto da due bastoni attorno ai quali viene riavvolto dopo la lettura e tenuto stretto da una fascia, la mappah. Per solennizzarne la centralità del culto, il rotolo viene poi rivestito da un manto, meil, e sormontato da una corona, atarà, simbolo della regalità della Legge di Dio, e da due puntali, originariamente in forma di melograno, da cui deriva il nome ebraico di rimonim; infine viene appesa al rotolo una piastra d’argento dedicatoria, la tas.
Così addobbato, il rotolo viene custodito nell’Arca Santa, l’aron ha-kodesh, dalla quale il Sabato e in altre ricorrenze viene portato solennemente al pulpito, la tevà, per la lettura del brano prescritto.
Poiché la pergamena del rotolo non può essere toccata con le mani, come ausilio per la lettura viene usata una asticciola d’argento lavorato, yad.
Tzitzit
Frangia posta ai quattro angoli del talled, secondo il precetto di Num. 15, 37-41 e Deut 22.,12.
WIZO (Women’s International Zionist Organisation)
Organizzazione femminile mondiale, fondata a Londra nel 1920.
I suoi scopi originari erano l’avvio delle donne ebree al lavoro in terra d’Israele e l’assistenza delle madri e dei bambini là emigrati. Dopo il 1948 l’organizzazione trasferì la sua sede a Tel Aviv.
Oggi la WIZO si occupa di assistenza sociale.
Y
Yad
Mano.
E' il nome dell'indicatore a forma di mano che viene impiegato nella lettura della Torah per evitare di toccare il testo con le mani.
Yom Kippur
Giorno dell’Espiazione.
I dieci giorni che seguono il Capodanno ebraico (Rosh ha-Shanah) sono chiamati “giorni terribili” e sono caratterizzati da tutta una lunga serie di preghiere penitenziali volte a preparare l’animo al sopraggiungere del Giorno di Kippur. L’osservanza di questa giornata comporta come precondizione l’ammissione di aver peccato e ciò avviene attraverso una confessione pubblica e liturgica delle colpe.
Secondo la codificazione rabbinica, il giorno di Kippur è proibito mangiare, bere, avere rapporti intimi, lavarsi, ungersi e calzare scarpe di cuoio. Il digiuno completo dal mangiare e dal bere va da tramonto a tramonto per la durata complessiva di 25 ore. La proibizione di indossare scarpe viene limitate alla calzature di cuoio, cioè quelle che per essere confezionate comportano l’uccisione di un animale. La liturgia di questa solennità si snoda per ben 5 servizi sinagogali, cosicché l’ebreo passa in preghiera gran parte della giornata. L’ultima funzione della giornata (ne’ila) viene conclusa dal suono dello shofar. In questo momento termina il digiuno e ci si può di nuovo sedere a tavola, in un clima gioioso e riconciliato.
Z
Zohar (lett. “Splendore”)
Sefer ha-Zohar, “Libro dello Splendore”: commento mistico al Pentateuco costituisce il teso fondamentale della qabbalah.